L'inventore e l'oca che faceva le uova d'oro

 
  Back   Home   Mail 20/04/2003   
   

L'uomo dall'aspetto gentile saliva gli scalini di un grosso edificio di pietra pieno di uffici.

Si tolse il cappello e si passò la mano fra i capelli prima di bussare sulla porta.

"Honk?", domandò l'oca che stava portando sotto il braccio.


 

"Beh, non so se c'è gente intelligente che lavora qui, Guendalina", rispose l'uomo. "questa è l'ottava porta a cui bussiamo oggi. Finora tutti ci hanno detto la stessa cosa".

L'oca riposava stancamente con il collo appoggiato sulla spalla dell'uomo.

La strana coppia sentì dei passi che si avvicinano e l'uomo si raddrizzò la cravatta.

L'oca alzò il becco e si sistemò le piume per cercare di apparire al suo meglio.


 

La porta dell'ufficio si socchiuse un po'. "Bene, che cosa desiderate?", domandò una voce da dentro.

Non li invitò ad entrare.

"Buonasera", disse l'uomo con l'oca gentilmente. "io sono un inventore. Qui fra le mie braccia, ho un'oca che è stata progettata per fare le uova d'oro. Il suo nome è Guendalina.

"Il problema è che Guendalina deve essere nutrita per produrre le sue uova d'oro.
"Siamo entrambi molto stanchi e affamati, Signore", e continuò.
 

"Stiamo viaggiando da molto, molto tempo.

"Se ci darete del cibo e un riparo, Guendalina ed io saranno felici di spartire le uova d'oro con voi."

"Se gradite, signore", continuò l'inventore.
"Guendalina vi mostrerà di che cosa è capace".

E così dicendo, l'inventore posò Guendalina sugli scalini.

Guendalina guardò in su con aria stanca. "Honk?", chiese.

"Sì, per favore, Guendalina", rispose l'inventore."se farai vedere che cosa sai fare, forse capirà il valore di ciò che stiamo offrendo."

Guendalina annuì col capo. Si appoggiò a sedere con cautela e con uno sguardo di concentrazione sul viso. Dopo un momento cominciò a parlare:

Honk. onk. HONK!, disse Guendalina e si alzò in piedi.

Proprio vicino ai piccoli piedi piatti dell'oca Guendalina, c'era un uovo d'oro molto piccolo. Era circa del formato di una bilia, e si vedeva benissimo che era oro vero.


 

L'inventore lo prese e lo mostrò in direzione della porta. "guardate qui, signore", disse. "vedete, io vi avevo detto la verità.

È oro vero. L'uovo è piccolo ora perché Guendalina è stanca ed affamata. Come lo sono io. Abbiamo fatto una lunga strada, tutta da soli. Ma appena ci darete da mangiare ed un riparo, vedrete che è capace di produrre uova d'oro grandi quanto palle da tennis."

"Prenderei in considerazione la possibilità di darvi cibo e riparo solo se potesse produrre uova d'oro grandi quanto palle da tennis ora", disse la voce dietro porta. "andate via!".

"Ma, signore", disse l'inventore. "avevate mai visto prima un'oca che fosse capace di fare le uova d'oro?".

"No", rispose la voce dietro la porta.

"Non piacerebbe alla gente della vostra azienda avere delle uova d'oro?", chiese l'inventore imbarazzato.

"Effettivamente", la voce rispose mentre chiudeva la porta."
"Chiamateci quando avrete un sacco di uova d'oro.
Potremmo studiare la possibilità di fare qualcosa per voi allora."

E la porta si chiuse con uno scatto.



 

L'inventore e Guendalina si guardarono a vicenda e sospirarono.

Fuori un vento freddo fischiava per la strada.

"Perché mai staremmo chiedendo cibo e riparo se già avessimo un sacco di uova d'oro?", l'inventore chiese a Guendalina.

"Honk!", Guendalina disse e scrollò le spalle.

L'inventore rise e scosse la testa. "Anch'io sono dispiaciuto".
 

Guardò il piccolo uovo d'oro del formato di una bilia.

"Bene", disse a Guendalina. "possiamo comprare il cibo con questo pezzetto di oro, oppure possiamo usarlo per procurarci un riparo per la notte".

Guardò in su verso il cielo. Un fiocco di neve fluttuò sopra di loro. E poi un altro. E poi un altro ancora.


 

"Honk!", disse Guendalina con un piccolissimo brivido .

"Hai ragione", disse l'inventore. "se lo usiamo per cibo, non avremo un posto per ripararci e moriremo di sicuro. congelati"

"D'altra parte, se lo usiamo per pagarci un riparo, probabilmente vivremo fino a domani, ma saremo così deboli per la fame, che probabilmente non potrò portarti in giro in braccio e probabilmente non potrai fare altro oro".

L'inventore sospirò ancora e prese Guendalina, accogliendola delicatamente sotto il suo braccio.

"Niente cibo per ora", disse tristemente, e si tirò su il colletto del cappotto." dovremo utilizzare l'ultimo oro per pagarci un riparo dal freddo." Guendalina annuì col capo e si rannicchiò più vicino.

Si avviarono giù per la strada che ora era tutta ghiacciata.

L'inventore fece una pausa davanti un negozio che aveva in vetrina un piccolo cartello scritto a mano.

Il cartello diceva: "Compriamo cappotti e cappelli da inverno".

"Potrei vendere il mio cappotto ed il cappello", disse l'inventore rimuginando. "con quello che otteniamo dal cappotto e dal cappello, potremmo comprare qualcosa da mangiare e forse potremmo provare ancora per un giorno".

Guendalina guardò in su verso l'inventore.

"Che ne dici, Guendalina, vecchia mia?", chiese. "Abbiamo provato così a lungo, non è vero?"

"Honk!", disse Guendalina, scuotendo la testa in segno di assenso, quindi aprirono la porta ed entrarono nel negozio.

L'uomo dietro il banco guardò l'inventore sorpreso.

"Sta cominciando a nevicare", disse:

"Non potete vendere il vostro cappotto ed il vostro cappello, morirete congelato!".

"Ma se non vendo il mio cappotto e cappello", rispose l'inventore, "Guendalina ed io moriremo di fame".

"Ahhhh", disse l'uomo dietro il banco. "Capisco".

"Sentite", disse, "Sembrate entrambi affamati. Venite qua dietro e sedetevi, vi posso offrire una tazza di caffè ed un po' di pane fresco".

L'inventore e Guendalina accettarono grati l'offerta e tutti e tre si misero a sedere come vecchi amici nella stanza calda e accogliente, godendosi il pane caldo e dolce.

"Ti dirò una cosa", disse l'uomo. "Io ti comprerò il cappotto ed il cappello e ti pagherò ora, ma insisto per prestarti cappotto e cappello come ad un amico, fintanto che il tempo non tornerà di nuovo caldo e saprò che sei al sicuro".

L'inventore e Guendalina guardarono l'uomo con sorpresa. "Ma non ci conoscete", disse l'inventore. "Noi siamo degli sconosciuti, e non abbiamo niente da lasciarvi in pegno se non la nostra parola, per assicurarvi che torneremo a primavera".



 

C'è qualcosa che mi dice di fare così", replicò l'uomo. "Avete fatto molta strada, non è vero?", domandò.

L'inventore e Guendalina annuirono.

"Dovete avere molta fiducia in voi stessi, altrimenti non sareste stati in grado di andare così lontano. Il fatto che volevate vendere il vostro cappotto e cappello parla chiaro."

"Guendalina può fare le uova d'oro, signore", disse l'inventore. "Ma adesso lei non ha abbastanza forza per mostrarvelo", aggiunse l'inventore quietamente.



 

"Oh aspettate!", disse, frugando nelle sue tasche.

"Ci è rimasto un uovo d'oro molto piccolo. Ma dobbiamo usarlo per pagarci il riparo per stanotte".

L'uomo che stava dietro il banco scosse la testa. "Voi non dovete mostrarmelo" disse. "Io posso credervi guardandovi negli occhi".

"Quanto pensate che possa bastare il denaro ricavato dalla vendita del cappotto e del cappello?", domandò.


"Speriamo che basti abbastanza", disse l'inventore, "per trovare una grande ditta che ci dia cibo e riparo fintanto che Guendalina non cresca e ritorni forte, e possa deporre uova d'oro grosse come palle da tennis."

L'uomo rise. "Bene, uova d'oro grosse come palle da tennis sarebbero proprio una buona cosa", disse, "Ma lasciatemi porre una domanda. Avete freddo ora? Avete fame?"

L'inventore e Guendalina si guardarono l'un l'altro.

"Adesso non più", rispose l'inventore. "Grazie a voi siamo entrambi sazi ed al caldo". "Bene", disse l'uomo.

"Qui c'è del cibo, è caldo, e c'è un riparo.
Io ho una stanza in più con due letti morbidi.
Siete invitati a restare e a fare in modo che Guendalina torni ad essere forte." "Ma siamo degli sconosciuti", rispose l'inventore, "e voi non siete una grossa ditta. Chi siete, e perché volete aiutarci?".

L'uomo girò la sua sedia e raggiunse quella che sembrava una grossa biscottiera sul banco dietro di lui.

Con qualche sforzo, mise il pesante contenitore sul tavolo davanti a lui, quindi levò il tappo per mostrare cosa c'era dentro.

Era piena fino all'orlo di uova d'oro, grosse come palle da tennis. Sorrise brevemente, come ricordandosi qualcosa, e poi parlò.

"Amici", disse, "Io ero un inventore".


   
___________________________________________________________
Storia pubblicata sul sito http://www.the-office.com/bedtime-story e tradotta.

 

  Back   Home   Mail 20/04/2003